Quelli più significativi appartengono al ciclo 00A; per analogia l’artista concepisce i singoli progetti come fossero scatti impressionati su un unico rullino a dodici pose. Quattordici sono i progetti perché comprendono anche i fotogrammi (00A e 0A) a perdere della pellicola, funzionali al suo caricamento nella camera analogica. Il fil rouge concettuale che unisce il “rullino” dell’artista è il ruolo della fotografia, talvolta come mezzo, talvolta come fine, talvolta come spettatrice delle tematiche a lui care. unzionali al suo caricamento nella camera analogica. Il fil rouge concettuale che unisce il “rullino” dell’artista è il ruolo della fotografia, talvolta come mezzo, talvolta come fine, talvolta come spettatrice delle tematiche a lui care.come spettatrice delle tematiche a lui care. unzionali al suo caricamento nella camera analogica. Il fil rouge concettuale che unisce il “rullino” dell’artista è il ruolo della fotografia,
Quelli più significativi appartengono al ciclo 00A; per analogia l’artista concepisce i singoli progetti come fossero scatti impressionati su un unico rullino a dodici pose. Quattordici sono i progetti perché comprendono anche i fotogrammi (00A e 0A) a perdere della pellicola, funzionali al suo caricamento nella camera analogica. Il fil rouge concettuale che unisce il “rullino” dell’artista è il ruolo della fotografia, talvolta come mezzo, talvolta come fine, talvolta come spettatrice delle tematiche a lui care.
gesto tecnico, come esporre....
sdaASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjf
sdaASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjf
Il “Cubo” è una macchina fotografica di grandi dimensioni costituita da lamiere di Alu-Dibond/Mirror (2x2x2 mt.). Questo apparecchio, analogico è capace catturare e riprodurre immagini di grande formato e di ineguagliabile qualità. Attraverso un obiettivo (Nikkor 980 mm.), posto su una facciata del cubo, le immagini vengono impresse direttamente su carta fotografica a colori (positivo/positivo Ilfochrome /ex Cibachrome) posizionata su un cavalletto all’ interno della fotocamera. Vista la bassissima sensibilità della carta (1,6 asa) e non avendo processi intermedi, ne risultano immagini di eccezionale qualità, uniche, irripetibili.Il “Cubo” è anche un’installazione che, nonostante le sue grandi dimensioni, risulta discreto e leggero all´interno del paesaggio che lo ospita grazie al materiale riflettente con cui è realizzato. Riflette le immagini e allo stesso tempo le cattura.
“Confini” appartiene al ciclo di opere 00A, una serie di progetti decennali in cui l’artista utilizza la fotografia come mezzo, fine, o testimone di tematiche a lui care. “La lunga striscia di sabbia” che Pier Paolo Pasolini realizzò nel 1959 ritraendo l’Italia da Ventimiglia a Trieste è una fonte di ispirazione del viaggio solitario lungo sei mesi che Martinelli ha intrapreso. Nell’arco di cinque anni ha percorso circa 20.000 chilometri, restituendo l’intero periplo dell’ Italia attraverso 70 immagini monotipo. Le immagini sono realizzate con il “cubo”, un oggetto che è sia macchina fotografica progettata dell’ artista, sia opera installativa, che cattura e al contempo riflette il paesaggio. “Confini” nasce dalla necessità che l’artista ha di confrontarsi con il tema dell’appartenenza a un territorio; come l’animale segna il “suo” spazio, delimitando il proprio confine così l’essere umano disegna linee su mappe geografiche. L’atto simbolico di posizionare il “cubo” all’interno del paesaggio al confine diventa per l’artista la modalità per tracciare il suo passaggio. Martinelli non concepisce il confine come “fine”, semmai come “inizio” e lo rappresenta con immagini, in cui le sue linee si amalgamano. Attraverso i lunghi tempi di esposizione la linea dell’ orizzonte si perde creando un continuum tra i tratti della morfologia del paesaggio reale. Rispetto a Pasolini, Martinelli sposta l’attenzione dal contesto antropologico a quello naturale dei “confini”. Non è dunque una rappresentazione documentaristica dei luoghi, bensì una riflessione, una ricerca intima della poetica del paesaggio. L’artista restituisce immagini dalle innumerevoli sfumature cromatiche, ascrivibili più a un dipinto che a una immagine fotografica. Come le marine astratte di Willelm Turner anche le immagini realizzate dall’ artista sono opere uniche e irripetibili.
tecnica: impressione diretta su carta Ilfochrome, tiratura, numero fotografie
STILL&LIFE come...daASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjf
INFINITO
Il progetto di Christian Martinella sembra una di quelle sane utopie di cui si è nutrita l’arte da sempre. Riuscire ad afferrare, a catturare, seppur per poco, l’evanescenza e la transitorietà, di queste leggere abitanti dei cielo, può sembrare un’impresa impossibile. Ma deve essere così, perché numerosi artisti hanno cercato proprio attraverso l’arte e l’osservazione di cogliere il segreto delle nuvole, la loro anima fatta di acqua, di cielo e di stupore. Per questo Martinelli ha viaggiato, ha percorso migliaia di chilometri alla ricerca dei luoghi in cui le nuvole diventano parte del paesaggio. Ma alla fine di questa lunga ricerca, la sua scoperta consiste proprio nel far vedere che l’aspetto esotico della geografia va di pari passo con l’osservazione di ciò che abbiamo sotto gli occhi. In fondo è vero che ci sono delle latitudini che imprimono alle nuvole visioni diverse, delle singolarità affascinanti, ma è anche vero che magari stando fermi e alzando gli occhi al cielo, si possono fare lo stesso degli incontri incredibili e straordinari. Quante nuvole possiamo guardare da dove viviamo abitualmente, dalla nostra finestra di casa? In fondo osservarle è una pratica zen che ci costringe alla meditazione, a considerare l’assenza di tempo. Martinelli ha realizzato un reportage metafisico, il tempo è quasi assente proprio perché lo spazio sembra rinunciare ad essere un punto di riferimento certo. John Ruskin scrisse che era difficilissimo dipingere le nuvole, in genere gli artisti o le rappresentavano troppo dure, quasi fossero dei sassi, oppure le facevano diventare leggere come sottili pennellate, come fossero degli sbuffi di nebbia. John Constable, qualche tempo prima del connazionale Ruskin, aveva dedicato interminabili studi e disegni proprio a questi aerei elementi della natura. Christian Martinelli attraverso la fotografia è riuscito a ricercare la magia e il mistero di questi semplicissimi elementi della natura che l’ uomo non potrà mai addomesticare, rendendole inutili. Ha dato durata e luminosità agli elementi più cangianti dell’universo, i più semplici e i più fragili.
STORIES
sdaASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjf
STORIES2
sdaASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjffsdfadgdafgertlkerthlerktjelrkthekrjhtakerjthakejhewkrjhwekjhrawkejhawkejhrwekrjhweakrjhawkejrhewkjhrwekjhrewkjrhkwehjfwituoeriutreiuteorsiughfkjhgl algdflghldfghdkfjghkdfjhgkdfjhglsdfhgfdkhl
ALBUM
sdaASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjf
GALLERIA POPOLARE
sdaASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjf
daASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjf
sdaASdasewtfdfksdfhdskjfhsdkajfhaskdfhjsdkjfhdskjhfkdsjfhweiuyfhdkfjhksdfjhasdkfjhsadkfhjaskdfhsadkfhsdkfhasdkfjhsdkfhdskfjhsdkfhjasfkjhsdkfhsadfkasdjhfkasdjhfkasdjhfksdjhfksadhjfaksdhfaksddfhjf









